Un giorno in pista con l’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio
Dopo aver guidato, all’epoca del
lancio sul mercato, la versione della Giulia per i comuni mortali,
ho finalmente trovato l’occasione giusta per fare qualche giro di
pista con l’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio.
Un’esperienza unica di guida che inseguivo da molto tempo.
Come saprete, si tratta della versione più sportiva
(«Quadrifoglio» è il nome storico delle Alfa legate alle corse),
quella da cui discende tecnicamente, con i dovuti distinguo, tutta
la gamma Giulia. Non è mistero che questa particolare versione
della macchina sia stata sviluppata attingendo alle migliori
competenze del gruppo FCA in fatto di auto sportive; quindi è
lecito attendersi il meglio. La scheda tecnica non lascia dubbi:
motore V6 di 2,9 litri e oltre 500 CV di chiara
derivazione Ferrari (le misure caratteristiche del propulsore
corrispondono a quelle della California), trazione posteriore,
bilanciamento 50:50, differenziale a controllo elettronico,
qualche chicca in anteprima assoluta (come i freni by wire), un
autotelaio molto raffinato e tanti accorgimenti tipicamente
racing.
Nonostante conosca il circuito per averci corso sia in moto che in
macchina, salgo sulla Giulia con parecchio timore reverenziale,
convinto del fatto che la pista di Franciacorta (Brescia)
non sia esattamente il terreno ideale di caccia per la
Quadrifoglio: è un circuito bello, ma abbastanza corto e non
velocissimo. Indosso il casco, infilo i guanti e “scendo” nel
posto di guida (perfetto e molto appagante come su tutte le
Giulia). Parto dai box pelando il gas, accompagnato dal borbottio
sommesso del V6 bi-turbo, e subito mi accorgo di quanta potenza ci
sia sotto il cofano: a ogni minima pressione dell’acceleratore
corrisponde un fiume di coppia che si scarica sul retrotreno.
Imbocco l’uscita in pista sempre più preoccupato di non essere
all’altezza di questa macchina. Premo sul pedale con più
convinzione e si scatena l’inferno: la potenza è istantanea, il
pedale sembra collegato direttamente alle turbine da quanto poco
lag si percepisce (praticamente nullo). L’erogazione del
propulsore, anche se il V6 è molto esuberante, risulta pulita e
progressiva, ben dosabile. Lascia presagire di essere alla guida
di una sportiva che sa essere anche docile (a suo modo).
D’altronde, per i più avvezzi ai numeri, il grafico della coppia
parla chiaro: a 1.500 rpm ci sono già 400 Nm, a 2.000 rpm sono 550
Nm, da 2.500 rpm a 5.000 rpm sono 580 Nm costanti… un’infinità.
Lascio sfilare chi arriva lanciato da dietro e affronto la prima
curva un po’ guardingo. Ritrovo subito il fantastico feeling con
lo sterzo che hanno tutte le Giulia: il comando è molto diretto,
di una precisione chirurgica, e ti consente di mettere la macchina
esattamente dove vuoi. Le correzioni sono sempre facili, naturali.
Se proprio devo trovargli un piccolo difetto, direi che è un pò
leggero per la guida sportiva ma questo, tutto sommato, rende
anche più facile gestire il controsterzo che dev’essere
necessariamente repentino. In ogni caso non è cosa fastidiosa e la
confidenza si stabilisce subito.
Il primo giro di pista mi serve per prendere le misure alla
macchina e poi comincio a «pestare». Ritardo le frenate, entro
cattivo, salgo sui cordoli, affondo senza ritegno in uscita di
curva ma la macchina non fa una piega, o meglio, scoda leggermente
ma, se si ha la sensibilità di non esagerare, ci si può permettere
di farla scivolare leggermente prima che il controllo di trazione
tagli la potenza. Di frenare in tempo non mi preoccupo molto
perché mi sono subito accorto che questi carbo-ceramici,
peraltro molto modulabili, fermerebbero in un istante anche un
treno lanciato a 300 km/h… quando pensi di avere esagerato, loro
ti fermano comunque.
La Giulia ha limiti veramente molto elevati e quando li si
avvicina (in pista si è sempre al limite) la macchina rimane
comunque progressiva, mai scorbutica. 500 CV che finiscono a terra
sempre molto bene. Non è solo merito di un’elettronica molto
sofisticata e ben calibrata, come capita a certe vetture
pseudo-sportive, lo si capisce; la Giulia ha doti meccaniche
veramente sopraffine. Anche con i controlli inseriti (un livello
sotto al RACE) c’è tanto spazio per divertirsi. L’intervento
dell’elettronica arriva sempre al momento giusto, non troppo
presto, solo dopo aver messo la macchina in crisi, o per eccesso
di coppia o perché leggermente di traverso. Una sensazione
bellissima e rassicurante che ti fa capire di poter sfruttare a
fondo la Giulia nonostante l’esuberanza del propulsore e
nonostante qualche eccesso alla guida.
Grazie a queste qualità si instaura subito un feeling
pazzesco: anche chi non è un pilota come il sottoscritto si sente
subito a suo agio. In questo si vede il DNA comune a tutte le
Giulia: l’aver derivato dalla Quadrifoglio tutte le altre versioni
ha garantito esperienze di guida molto simili anche con le piccole
della gamma, che infatti avevo puntualmente ritrovato anche sulla
2.2 JTD (attenzione fondamentale che normalmente i costruttori non
hanno… in questo sta la vera raffinatezza del progetto Giulia).
Nonostante tutto ciò i primi giri di pista tendo un po’ a
strafare, ma d’altronde il motore invoglia tantissimo. Cerco di
darmi un contegno e con il passare dei km trovo un’andatura più
rotonda, che mi consente di pennellare meglio le traiettorie.
Capisco che servirebbe molto più tempo per affinare la guida di
questa straripante Giulia ma oggi non è possibile.
Per regolamento non ho potuto guidare in modalità RACE, ovvero
senza controlli elettronici (d’altronde non si tratta di un corso
di guida veloce ma solo di un’esperienza di guida in pista,
frequentato da molta gente comune che ci viene per poter dire di
aver guidato una Lamborghini), ma francamente, anche se resta la
curiosità, non ne ho sentito tutta questa necessità. La macchina è
veramente molto veloce, efficace e divertente anche in Dynamic.
L’elettronica vigila ma non è invadente. Immagino che in modalità
RACE, per chi non guida normalmente in pista, ci possa anche
scappare l’errore, quello che ti fa perdere il controllo della
vettura. Le accelerazioni che si sviluppano in tutte le
condizioni, anche in curva, in pochissimi metri, sono veramente
elevate. Perdere il controllo del mezzo è un attimo. In fondo al
rettilineo credo si passino di slancio i 200 km/h nonostante sia
abbastanza breve. La fregatura è che la macchina, visto che deve
garantire anche un certo comfort, filtra un po’ le sensazioni e
quindi non è semplicissimo capire quando si sta cominciando a
esagerare. Questione d’abitudine immagino…
In ogni caso, come dicevo, si apprezza appieno la vettura anche in
Dynamic. Grande merito va senz’altro alla messa a punto,
all’autotelaio e a quel differenziale magico a controllo
elettronico che, riuscendo a inviare in modo (predittivo)
indipendente sulle due ruote la coppia, non fa mai scomporre più
del dovuto il retrotreno. Si possono affrontare curve e
contro-curve con una guida veramente aggressiva, sicuri di vedere
la Giulia tenere sempre la traiettoria impostata… e credetemi,
con quasi 600 Nm di coppia e 500 CV sotto il pedale, è una
cosa per niente scontata!
Il cambio è un classico automatico a convertitore di coppia ma
sembra un sequenziale a doppia frizione da quanto è veloce: le
marce vengono sparate dentro una dopo l’altra (“sparate” è il
termine corretto!), senza soluzione di continuità nell’erogazione
del motore; solo gli scoppi che arrivano dai quattro scarichi
tradiscono le cambiate (solo leggermente più lente in scalata). E’
un cambio che ti fa trovare sempre nella marcia giusta in ogni
situazione. Evidentemente è stata fatta una messa a punto
fenomenale: fa esattamente quello che faresti tu, ma molto più
velocemente. Per dirla tutta non ho sentito nemmeno la necessità
di utilizzare i paddles al volante. Questo componente meccanico,
forse più degli altri (e sono tanti quelli pregevoli), ti fa
veramente capire quale sia livello di sofisticazione di questa
splendida vettura.
Comincio a guidare meglio, imparo a dosare il gas con la giusta
precisione (il vero segreto per essere efficaci quando si ha tanta
potenza sotto al piede) ma i giri purtroppo volgono al termine.
Percorro l’ultimo rettilineo ad andatura più moderata per poi
imboccare la corsia dei box. Vorrei poter girare tutto il giorno
ma non è possibile. Le mille cose che voglio ricordare della
Giulia Quadrifoglio cominciano ad affollare la mente. Di assetto,
per esempio, mi stavo quasi dimenticando di parlare: nonostante la
macchina sia sempre molto composta, beccheggi e rolli poco com’è
giusto che sia, sa essere anche confortevole in questa
configurazione pistaiola. Gli ammortizzatori hanno una corsa
ovviamente molto corta ma la risposta non è mai troppo secca
(bisognerebbe giudicare anche nelle altre configurazioni d’assetto
ma non ho modo di farlo). L’abitacolo, per contro, è forse troppo
insonorizzato, ma d’altronde la destinazione della Quadrifoglio è
quella di una berlina utilizzabile a 360 gradi; quindi bene così.
In definitiva si tratta di una macchina a cui è veramente
difficile trovare difetti e che, grazie alle sue pregevoli doti
meccaniche ed elettroniche, ti porta con una certa facilità a un
livello di guida superiore. Il motore è una forza della natura ma
è ben imbrigliato dalla meccanica che, coadiuvata da
un’elettronica veramente a punto, rende possibili, quasi facili,
manovre normalmente riservate a un pubblico di professionisti
della guida. E’ bella, velocissima, non alla portata di tutti ma
nemmeno troppo impegnativa per chi ha un minimo di esperienza di
guida sportiva, sa essere confortevole e soprattutto è molto
gustosa da guidare; insomma è un’Alfa Romeo finalmente degna del
glorioso marchio che porta. Poche macchine ritornano sensazioni
di guida raffinate come la Giulia Quadrifoglio. Un
piccolo-grande capolavoro. Finalmente.
[Dedicato al compianto Sergio Marchionne che ha fortemente voluto
questa fantastica Alfa Romeo che aspettavamo da trent’anni]
[Immagini]