Test drive: Dacia Duster Journey 4X4 1.5 Blue dCi 115 CV, evoluzione della specie
Nel 2019, prima ancora degli anni della pandemia, abbiamo provato la Dacia Duster 1.5 Blue dCi 115 CV 4×4 Techroad, seconda generazione di un modello iconico per la casa rumena della galassia Renault, che dalla filosofia low cost si spostava verso il miglior rapporto prezzo-prestazioni. Oggi ritroviamo la Dacia Duster nella recente versione Journey 4X4 1.5 Blue dCi 115 CV, che mostra un’ulteriore evoluzione, secondo noi sicuramente riuscita. Dacia ha compiuto un ulteriore passo avanti in termini di immagine e di design, che già ritenevamo uno degli elementi fondamentali per suggerire qualità anche in un modello sostanzialmente economico.
Il nuovo colore-immagine del marchio, il Lichen Kaki, è un verde militare ma più elegante, che in qualche modo profuma di avventura: basta osservarlo nell’ambientazione delle nostre foto, in strade di campagna, più o meno sterrate. Il nuovo logo è un ulteriore passo in avanti: non più la variante dello «scudo» araldico, ma un segno forte e semplice, facilmente ripetibile negli interni, con le lettere D e C che possono facilmente essere combinate in una X, come crossover o 4×4, o in una Y. Molti elementi interni replicano quindi il nuovo lettering e il logo, dal volante alle prese d’aria, dagli elementi delle porte ad altri dettagli interni, dalle luci diurne a LED al nuovo design del gruppo ottico posteriore, oltre ai cerchi in lega diamantati di stile moderno. Oltre all’unità di insieme, il design consente anche una certa semplificazione della forme, in stile “less is more”, che è ancora più coerente alla filosofia del modello.
La carrozzeria, alla fine, si lascia guardare volentieri, e ormai non dà l’impressione di auto a basso costo: anche montaggio e finiture, nella loro semplicità, sono assolutamente dignitosi. All’interno benissimo per i sedili, impreziositi dalle impunture bianche e dalla scritta Duster, che risultano anche comodi e pratici; l’unico punto dolente rimane la plastica rigida di plancia, portiere e tunnel centrale: grazie ad un buon montaggio non è rumorosa, e anche le goffrature sono ben realizzate, ma l’insieme è un po’ pesante, e lascia qualche dubbio sulla tenuta al sole e ai cambi di temperatura. Restano le cornici di finitura che circondano bocchette e cambio, non più nel colore della carrozzeria ma in un più coerente argento, e sono gradevoli i comandi circolari cromati della climatizzazione automatica monozona.
Rispetto alla versione precedente, cambia anche il sistema multimediale, con uno schermo flottante rispetto al precedente più piccolo e integrato, e con un aggiornamento generale al sistema: tanto bianco e nero e comandi semplificati, con una gestione dei menu che potrebbe avere qualche opzione in più, ma con Apple CarPlay e Android Auto subito attivabili con il cavo USB e una piastra per la ricarica. Ci sono poi le telecamere, in grado di mostrare anche i fianchi della vettura, assolutamente indispensabili per le manovre. Rimangono poi l’avviatore di angolo morto negli specchietti, disinseribile, e il sistema keyless con tasto di avvio e spegnimento. Bene anche per il divano posteriore, e per il bagagliaio, sostanzialmente immutato, di forma soprattutto regolare e ben sfruttabile per un SUV. Quello che si nota, nel complesso, è che tutto l’insieme sarà anche un po’ essenziale, ma sicuramente pratico e veloce, con grande facilità di apprendimento: si sale a bordo, e più o meno si intuiscono subito tutte le funzioni.
Dopo il saluto anche sonoro all’apertura delle porte, l’accensione con il pulsante mostra le lancettere rosse della strumentazione analogica tradizionale che fanno un moderno check prima di posizionarsi, mentre si attiva il computer di bordo monocromo. Il classicissimo 1.5 dCi si fa sentire, ma considerando il fatto che non è incapsulato e che il cofano non ha grandi rivestimenti, alla fine risulta molto più silenzioso che in passato: lo abbiamo verificato facendo un confronto acustico con una versione precedente. Le misure esterne rimangono piuttosto compatte, con un po’ di attenzione all’altezza di quasi 1,70 m con le barre sul tetto, e alla larghezza di oltre 2 metri considerando gli specchietti e con i parafanghi larghi; anche il cofano alto e squadrato e i montanti spessi non aiutano molto a percepire gli ingombri anteriori. I sensori e le telecamere, insomma, aiutano parecchio, e si usano sempre.
Cosa è cambiato rispetto alla versione precedente, che era già un’evoluzione importante rispetto alla prima serie? Secondo noi, diverse cose. Ancora una volta, non possiamo dire che la Duster sia ottima in città, per ingombri e visibilità, ma è molto buono il diametro di sterzata, e soprattutto sembra in qualche modo migliorata la capacità di assorbire le asperità, anche dell’asfalto. Diciamo che l’insieme ricorda sempre di più le sorelle maggiori Renault di pari dimensioni. Molto meglio anche l’autostrada, dove c’è ancora qualche limite nel disegnare le curve, però si è persa quella sgradevole sensazione di sottosterzo in accelerazione: alla fine un viaggio, come quelli da noi effettuati tra Milano e la Ligura tra levante e ponente, è sicuramente più gradevole che in passato.
Ancora una volta, è la campagna a dare le soddisfazioni maggiori, su sterrati semplici o asfalto sporco: sfruttando le prime due marce corte e la terza tuttofare, impiegando il controllo di trazione con possibilità di blocco della trazione anteriore o integrale, e leggendo contagiri e segnale dell’indicatore di cambiata, si possono percorrere strade nella natura in modo disinvolto. Aiuta sicuramente il motore, il classico 1.461 dCi turbo diesel di Renault da 115 CV 8 valvole K9K dalla coppia elevata, in grado di supportare bene i quasi 1.500 kg di peso, e di garantire velocità e spinta corrette.
Con l’aggiornamento alle ultime normative anti-inquinamento, accanto al tappo del serbatoio per il gasolio di 50 litri c’è quello dell’AdBlue, da tenere sotto controllo, ma il motore mantiene le caratteristiche ormai note negli anni in numerose vetture della gamma Renault -e anche Nissan, o Mercedes. Una nota anche sui freni, un impianto misto che alla fine si è rivelato ben dimensionato rispetto alla vettura, al punto di non aver più bisogno di anticipare più di tanto il rallentamento; non c’è il cruise adattativo, ma un cruise control tradizionale, che però si imposta molto velocemente.
Lo sterrato, dicevamo, continua ad essere il tipo di strada migliore, con trazione solo anteriore oltre gli 80 km/h, i sistemi di assistenza in salita e in discesa entro i 60 km/h, il fondo e gli angoli di attacco ottimizzati per evitare l’urto con ostacoli. Il tutto con una buona economia: ora il conusmo dichiarato è leggermente superiore rispetto al passato, 5,3 l/100 km contro i precedenti 4,7, ma noi abbiamo fatto meglio, passando da 6,3 a 5,8 l/100 km, su un percorso e una modalità di guida più o meno simili. Con questo diesel, e il cambio dalla manovrabilità molto buona, non è difficile realizzare medie ancora migliori, ad esempio con andatura regolare o cruise control inserito, su strade extraurbane, dove si può arrivare sotto i 4 l/100 km.
Un’economia confermata dal prezzo d’acquisto: la nostra versione costa poco più di 24.000 euro ed è ben accessoriata; non è il modello di attacco, che costa invece circa 17.750 euro. Nella categoria è molto difficile trovare qualcosa di meno costoso, e che possa contare sulle stesse doti di economia, praticità, confort e -perché no- immagine.
Modello | Test drive: Dacia Duster Journey 4X4 1.5 Blue dCi 115 CV |
Dimensioni | 4341 x 1804 x 1693 |
Bagagliaio | Fino a 1,6 m3 |
Pneumatici | 215/60 R 17 |
Colore | Lichen Kaki |
Interni | Armonia interna Black, sellerie Prestige |
Alimentazione | Gasolio |
Cambio | 6 marce meccanico, 4WD |
Potenza | 115 CV |
Coppia max | 260 Nm |
Velocità dichiarata | > 175 km/h |
0-100 km/h | 10,2 secondi |
Consumo medio rilevato a fine test | 5,8 l/100 km |
Prezzo | da 24.200 euro |