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Berman Autostyle +Design 2022: resoconto della diciannovesima edizione a Porto Mantovano

Dopo due anni di edizione digitale, l’appuntamento del 2022 con Autostyle +Design si è nuovamente svolto in presenza. L’evento dedicato al design, promosso da Berman Spa sotto l’egida del prof. Roberto Artioli, si è riavvicinato così alla formula tradizionale: conferenze sul design, concentrate in una maratona tenuta il 27 ottobre alla mattina fino al primo pomeriggio, ed esposizione delle auto per il pubblico nell’incantevole cornice di villa Schiarino Lena a Porto Mantovano, un luogo finora mai utilizzato per Autostyle.

L’edizione 2022 è denominata XIX Edition +Design: non è stato infatti ancora ripristinato, quindi, il concorso di design riservato alle scuole, la cosiddetta “Design Competition”. Si tratta di un momento fondamentale di questa manifestazione, ma la realizzazione dell’evento in presenza è stata curata in tempi brevi, attendendo la situazione della pandemia: pur essendo finito lo stato di emergenza, si naviga ancora a vista, e sono state comunque distribuite le mascherine per l’evento in sala convegni. Il concorso sarà un obiettivo del prossimo anno: nel frattempo, sono stati invitati alcuni rappresentanti delle scuole, e numerosi ragazzi del locale Istituto Tecnico.

Secondo la formula tradizionale, si è tornati a parlare di design con relatori provenienti direttamente dai Centri Stile, che hanno lavorato direttamente sui prodotti di volta in volta illustrati. Come da qualche anno a questa parte, c’è un’incursione anche in un mondo di design non solo automotive, per mostrare analogie e differenze -peraltro, con relatori che in qualche modo sono passati anche dal design automobilistico: non a caso, il primo saluto registrato in video è arrivato da Fabrizio Buonamassa di Bulgari, che ha anticipato alcune future novità.

La maratona automobilistica è iniziata con Toyota: compito dei relatori è stato di presentare l’evoluzione del concept BZ4X, la prima elettrica pura di Toyota. Lance Scott, presidente di Toyota ED2, ha avuto il compito di illustrare le linee guida di progetto, a cominciare dalle esperienze precedenti, come i concept “e-series” del salone di Tokyo 2019, che miravano a cogliere nuovi modi di intendere un veicolo elettrico su una piattaforma simile. Per BZ4X sono state poi illustrate le indicazioni di progetto, sotto il motto di “exilarating electrification”, nel significato di positività e innovazione. La scelta di design si è basata su alcuni principi, dalle proporzioni al trattamento singolare delle superfici, e alla forte identificazione soprattutto nel frontale, con le nuove luci sottili e il cofano “hammerhead “, letteralmente “testa di martello”. E’ stato poi illustrato il procedimento per lo sviluppo della concept, con la vittoria della proposta “sensual armor” su tre presentate, e il processo dallo sketch ai modelli 3D “Go-shintai” con le forme di base, fino ai modelli in clay e a quelli full size, per arrivare poi ai test pratici sul modello finale. Alessandro Belosio, italiano con un passato a Mirafiori e ora in forza al centro di design Toyota di Antibes, ha invece illustrato come sono stati definiti gli interni, anche in questo caso partendo da una serie di bozzetti, definendo e affinando i modelli di stile  fino alla versione conclusiva: spiccano alcune idee, come la Toyota Key (poi normalizzata nel modello finale), la grande consolle centrale dotata di ampi spazi e il visor module con l’integrazione, anche in termini di design, tra il “manubrio” di comando -by wire e dalla forma studiata per le diverse modalità di guida- e la fascia con la strumentazione. Tutto collegato da un colore interno che in realtà si ispira a una filosofia nord europea, “lagom”, di bilanciamento degli elementi.

Se la Toyota BZ4X rappresenta un modello innovativo per una Casa dai grandi numeri, di carattere diverso è quanto presentato da Lamborghini, direttamente dal responsabile del design Mitja Borkert -peraltro giunto alla villa a bordo di una Countach LPI 800-4 bianca. La presentazione è stata divisa in due parti: le linee guida del design Lamborghini, e le novità della Casa di Sant’Agata. Le forme di una Lamborghini nascono dal passato del marchio, a partire dalla 350 GT e passando attraverso tutti i modelli. Ci sono tre elementi fondamentali che costituiscono il DNA del design attuale, la silhouette line, la linea a periscopio nella vista dall’alto e il profilo posteriore ad arco ribassato che comprende i larghi parafanghi. I due modelli che sono comunque i riferimenti principali dell’attuale design sono due: Countach in primis, ma anche la concept Marzal, sempre di Bertone. Da quest’ultima viene ripreso anche il tema degli esagoni, che si ritrova anche negli interni: ogni dettaglio è curato con totale coerenza, compresa la grafica digitale e l’interfaccia uomo macchina. In realtà, partendo da questi elementi di base, il design prende direzioni diverse a seconda della tipologia di vettura, dalle one off e few off (come l’ultima Countach) fino ai modelli di produzione, ma anche le vetture da corsa, ancora più curate a livello prestazionale: tutto nel segno della tecnologia innovativa.

Per la produzione, sono state illustrate le principali caratteristiche di modelli derivati da altri già in produzione: la Huracan Tecnica, di cui si è illustrato il percorso di definizione, basato sulle Lamborghini da corsa, dallo sketch al prodotto compresa la presonalizzazione in funzione track day; la Urus Performante, evoluzione della Urus presentata quattro anni fa, più bassa e più larga e con ampliamento dei passaggi d’aria, con allestimento a 4 o 5 posti e più di 60 colori disponibili, come per la Miura storica. Per il futuro, l’anticipazione di un nuovo modello performante per il prossimo anno, sostituta dall’attuale Aventador, mostrata con le camuffature in un coinvolgente video-teaser.

Dopo il messaggio di Eric Dubois, assente per covid, che ha portato in esposizione un’opera realizzata con automodelli, a dimostrare l’essenza del mondo dell’auto, e la premiazione per Jarlat Sweeney di Fleet Transport, è stato il momento di Ferrari: è toccato a Carlo Palazzani, del team di design e responsabile del design esterno delle sport cars, illustrare due recenti modelli di Maranello, la 296 GTB e la Daytona SP3. Sono state illustrate le linee guida generali per la definizione del design, con principi come essenzialità, potenza ed eleganza, e recupero del passato senza però passare per retro design o restomod. La 296 è nata come auto perfomante, con agilità e compattezza adatte per il piacere di guida: questo ha influito sulle forme generali, correlate idealmente ad una forma essenziale come una sfera con un taglio superiore concavo. Una forma scultorea, quindi, nella quale ogni elemento non disturba l’essenzialità della complesso, con l’integrazione degli elementi aerodinamici, la continuità delle linee e alcune innovazioni tecnico-stilistiche: tra queste, la vista di 3/4 posteriore evidenzia non solo il dinamismo, ma anche il nuovo scarico centrale, che ha anche il pregio della leggerezza. All’interno, gli elementi di controllo fioriscono dalla plancia, concentrandosi attorno al guidatore.

La Daytona SP3, invece, fa parte della serie Icona che ha generato le due Monza: è una serie limitata a 599 esemplari, dalle caratteristiche esclusive e rappresentative del marchio, sviluppata totalmente nel periodo della pandemia. Si è partiti dalla P4 (e dalla P5) d’epoca, ma solo per la forma generale, e per il richiamo ad alcuni elementi, come i parafanghi avvolgenti attorno ai cerchi, o le “lamelle” posteriori, inconfondibilmente Ferrari per ogni appassionato del marchio. Per il resto, il dialogo con gli ingegneri ha permesso, rispetto al telaio de LaFerrari, di spostare e abbassare i radiatori posteriori, sfruttando in modo diverso i condotti d’aria: da qui nasce la fiancata “a vita di vespa”, più stretta posteriormente, con i condotti di raffreddamento all’interno del corpo vettura, come nelle storiche auto di Le Mans. Gli interni sono invece caratterizzati da un’essenzialità sportiva, a cominciare dalla confortevole seduta continua, per il massimo coinvolgimento nella guida.

In tanti hanno apprezzato la relazione di Dialma Zinelli, responsabile aerodinamico per Dallara, punto di riferimento per tutto il mondo del motorsport e dell’automobilismo ad alte prestazioni in tutto il mondo. Riprendendo quanto iniziato nell’edizione online di due anni fa, l’ingegner Zinelli ha illustrato come in una vettura da corsa ci siano sempre quattro elementi che vengono presi più o meno in considerazione, a seconda delle “filosofie” e dei regolamenti: performance, stile, raceability e stabilità. Se la performance è stata la linea guida principale per molte formula 1 del passato, come ad esempio le Ferrari dell’era Shumacher, lo stile è stato prioritario quando serviva comunicare qualcosa di specifico: ad esempio, la seconda e terza generazione di Formula E, curiose da vedere per forme e livrea, ma con errori aerodinamici anche evidenti. La raceability è la capacità di una vettura di viaggiare accanto ad un’altra: questa è un’esigenza fondamentale per le gara USA, per le quali è da sempre richiesto il duello continuo, la competizione, evitando un’auto in testa alla gara dall’inizio alla fine. Non per niente, nelle Indy Car il problema è già stato affrontato da almeno venti anni. Sostanzialmente, per raggiungere questo obiettivo si deve cercare di non impiegare ali che disturbano l’auto accanto, e bisogna mantenere il feeling all’avantreno, perché altrimenti si rinuncia al sorpasso, o comunque all’avvicinamento. Ultimo elemento, la stabilità, riguarda la tendenza al decollo, quasi automatico se l’auto si gira a 180°, ma con forti velocità (come negli USA, o a Le Mans) anche a 90°: oggi i regolamenti sono attenti alla progettazione di vetture con forme e aerodinamica che non favoriscano l’imbardata in rotazione.

Da un’analisi di molte vetture da corsa di diverse epoche, che hanno privilegiato di volta in volta l’uno o l’altro aspetto, si è giunti a trattare delle gare LMDIh Endurance ed LMH (Le Mans Hypercar europee) del 2023: con una sorta di rivoluzione copernicana, nei quattro elementi di caratterizzazione dell’auto sportiva è stato dato spazio allo stile, addirittura con la costituzione di una commissione specifica per le autorizzazioni, che premia l’identità di marca. In sostanza si è dato spazio ai designer per intervenire in gran parte della carrozzeria: poiché ci sono caratteristiche comuni tra i modelli sviluppati per gli USA e quelli europei, dove questa commissione è assente, alla fine tutti questi modelli avranno una definizione di stile che si integrerà solo in secondo tempo con quella ingegneristica. Il design, quindi, viene considerato al pari di performance e stabilità, dando invece minor peso al concetto di raceability. Ossevando le vetture finora presentate, è stato possibile già da ora notare chi si è mosso meglio di altri per quel che riguarda il design.

Alessandro Maccolini di Alfa Romeo non ha potuto partecipare a causa di un lutto, ma il prof. Artioli insieme a Franco Daudo di Auto Tecnica hanno ricordato come la recente Tonale, presentata in anteprima proprio ad Autostyle, abbia fatto recentemente incetta di premi, sia da parte di Auto Motor und Sport, sia per i due riconoscimenti di Auto Europa UIGA.

Relatore al di fuori del mondo automotive, e ultimo della mattinata, è stato Matteo Battiston di EssilorLuxottica, che ha mostrato le relazioni tra il design degli occhiali e quello automotive. Ci sono analogie, come le linee guida per la creazione di un’icona (che comunque non si costruisce a tavolino ma accade per una serie di circostanze favorevoli), ma anche forti differenze, come la realizzazione all’anno di circa 16.000 modelli e varianti nuove distribuiti su 40 brand diversi. La relazione si è rivolta soprattutto al futuro, andando a mostrare le attuali piattaforme non solo social, ma in particolare del concetto di Metaverso -oggi alla ribalta con il mondo Facebook, che ha mutuato il termine e l’idea di fondo dal romanzo di Neal Stephenson “Snow Crash” del 1992. Sono stati illustrati gli attuali visori 3D per la realtà virtuale o aumentata, mostrando le diverse possibilità già ora disponibili, ma anche cosa si sta studiando da parte dei disegnatori di occhiali: ora si può già avere una forma di connessione, si arriverà a qualcosa di più a breve, come l’associazione di dati guardando determinati oggetti, come una carta di credito. L’obiettivo ideale sarà di sostituire tutta l’elettronica “personale” attuale, dallo smartphone al tablet o al portatile, con un solo paio di occhiali, controllando ogni comando, dalla tastiera alla tavola grafica, attraverso il mondo virtuale.

Gli interventi pomeridiani sono iniziati con Maserati: Pablo German D’Agostino, argentino di origine ma da tempo in forza al centro stile di Torino, ha presentato numerosi dettagli sulla MC20 Cielo, la versione con tetto apribile della MC20 coupé, nata come progetto unico, ma con alcune caratteristiche singolari. Intanto, la definizione del design della zona superiore, che si distingue da quella inferiore, scura, destinata alla tecnica: si è cercato di mantenere la linea, l’altezza e la forma scultorea generale della coupé, attraverso artifici tecnici. Si è guardato al passato del marchio per la definizione di vari dettagli, come ad esempio i cerchi, derivati dalle storiche ruote a raggi Borrani; si è invece rinunciato all’eventuale riproposta dello storico tetto in tela, per evitare un eccessivo aggravio di peso; il tetto, in vetro PDLC, permette di variare la propria trasparenza fino ad oscurarsi, e si apre o chiude in 12 secondi. Anche l’interno è condiviso con la coupé, con piccole varianti, ad esempio nel mobiletto centrale, con il volante in alcantara e le finiture raccordate con l’esterno; i sedili, con uno specifico trattamento laser, permettono di ricordare i “listelli” delle storiche sellerie italiane, ma al tempo stesso scoprono un colore più scuro nel rivestimento interno. Sicuramente diverso, invece, è il grande stemma Maserati sul tonneau cover: qui l’obiettivo in realtà non è tanto la vista dall’alto, quanto l’aspetto scenografico del cofano che si solleva. Altra differenza è la distribuzione di prese e sfoghi d’aria per il motore, così come il colore: nelle immagini di presentazione, si è visto come anche il camouflage iniziale prevedeva un design studiato dal centro stile per ricordare il cielo, e il colore di lancio, l’Acquamarina a tre strati, mostra un’attenzione specifica per questa versione aperta. Per il futuro, due sguardi verso il lato sportivo di Maserati: la Project 24, 62 unità track only, e la MC20 GT20, modello per il ritorno di Maserati per le gare in pista.

L’intervento di Leonardo Mendolicchio di Wacom, Manager Enterprise per l’Europa, è partito con il racconto della storia di Wacom (dal giapponese Wa, armonia, e Com, computer), nata nel 1983, che conobbe fama internazionale per l’utilizzo nei disegni del film Disney “La bella e la bestia” e oggi produttore di periferiche e computer grafici comunissimi anche nel mondo automotive. La presentazione della nuova Cintiq Pro 27, con nome interno Mars, è stata l’occaione per Mike Jelinek, oggi research product manager di Wacom ma attivo in passato anche nel design di auto, per mostrare le caratteristiche innovative del prodotto con un simpatico parallelo con oggetti e termini del mondo delle corse automobilistiche.

L’ultimo intevento è stato a cura di due responsabili di Pagani Automobili: Lorenzo Karkoc, responsabile di “Pagani Grandi Complicazioni”, vale a dire i progetti speciali da 1 a 10 auto al massimo, e Mattia Gessi, designer che, peraltro, fu premiato in una delle precedenti edizioni di Autostyle. La prima parte della presentazione è stata dedicata alla Pagani Huayra Codalunga, una vettura speciale realizzata in soli 10 esemplari e dal costo di circa 7.000.000 di euro l’uno, che si ispira alle vetture a coda lunga per le gare di durata della fine degli anni ’60. L’auto fa parte dei progetti “Grandi ComplicazionI”, che richiedono anni dalla progettazione all’omologazione internazionale: in questo caso, dal 2018 al 2022. Per questo specifico modello, in assenza di una specifica storia di vetture del marchio, si è fatto riferimento alle storiche vetture degli di Le Mans a cominciare dalla Porsche 917 Long Tail. Partendo dalla Huayra coupé, si sono riviste le proporzioni, mantenendo lo stesso passo e accorciando leggermente il frontale per dare ancora più risalto alla coda; l’altro elemento, ispirato all’aerodinamica delle storiche vetture racing, è la pulizia delle forme esterne, totalmente integrate, che ad esempio prevedono prese d’aria nascoste nei fondi piatti. Il cofano è enorme, con un’estensione di 3,7 metri quadrati, mentre le porte sono sempre con apertura alare ma diverse dalla coupé, disegnando lo stile della fiancata; ogni dettaglio ha seguito lo stesso principio di semplicità delle forme, a cominciare dai quattro gruppi ottici anteriori. Dentro c’è una maggiore opulenza, ma la tipica fibra di carbonio a vista delle Pagani è stata ricoperta, anche con finiture semi opache, che si alternano alla pelle anticata che prevede anche intrecci di nabuk. Mattia Gessi ha invece presentato l’erede della Huayra e della Zonda per il 2023, che Pagani stesso ha indicato come la vettura corrispondente alla Miura per Lamborghini: il suo nome in codice è C10, mentre il nome di prodotto è Utopia, sempre nell’ottica della realizzazione di un sogno. Progettata in 6 anni, il modello ha innovazioni estetiche motivate da una ricerca di dettaglio, ma anche di un’ottimizzazione delle forme. I fari, ad esempio, sono carenati, le pinne necessarie ma con una ricerca estetica, la coda è un’ellisse perfetta, che include i celebri quattro scarichi centrali, il fanale posteriore ha una tridimensionalità che incuriosisce, per capire come sia stato realizzato. Anche le ruote, di dimensioni molto grandi (21’ davanti, 22’ dietro), hanno richiesto specifiche gomme Pirelli, ma sono disegnate con una cornice che mostri visivamente l’ampio raggio, e una corona circolare che ha la funzione di estrattore. Gli interni sono analogici, mantenendo lo schermo LCD solo davanti al guidatore: questo perché i tempi di realizzazione sono più lunghi della media, e la tecnologia invecchia rapidamente. Quanto alla guida, come nella Codalunga la distribuzione dei pesi è 46/54, e accanto all’automatico, è stato ripristinato il cambio manuale, che è il più richiesto dalla clientela.

L’edizione 19 di Autostyle ha dunque visto il ritorno in presenza: realizzata in tempi rapidi una volta approvata la formula, è stata comunque organizzata in modo ineccepibile, come di consueto. Lo dimostrano le vetture presenti, che hanno finalmente riproposto, dopo due anni di assenza, il celebre “salone all’aperto”, in questo caso nel prato davanti alla villa. La cosa interessante è la presenza di molte delle vetture di cui si è parlato nelle conferenze, comprese le supercar: Lamborghini ha portato cinque modelli, comprese Huracan Tecnica, Aventador Roadster e Urus Performante, Ferrari una bella 296 GTB rossa, mentre tra i modelli di serie forniti dalle concessionarie spiccavano Alfa Romeo Tonale, Audi Q4 e-tron Sportback, Mercedes EQS, Toyota Aygo X e Yaris Cross. E poi, l’appariscente e costosissima Pagani Codalunga, guidata direttamente dai relatori, che era addirittura il prototipo che ha dato inizio alle 10 vetture di serie. A questo punto, non ci resta che attendere la ventesima edizione, che quasi sicuramente tornerà ad avere tutte le caratteristiche precedenti, compreso il concorso di design.