Audi A3 Sportback, evoluzione continua
Una delle novità più attese per il Salone di Ginevra 2020, che non si sta svolgendo se non in modo «virtuale» per l’emergenza nuovo Coronavirus, è sicuramente l’ultima versione della Audi A3 Sportback, apripista della quarta generazione della cugina della Volkswagen Golf di casa Audi. In prevendita da marzo, e sul mercato nel secondo trimestre 2020, la A3 Sportback è sempre stata un’auto di successo per la casa, con volumi commerciali piuttosto alti per la categoria premium, con importanti concorrenti; nel listino Audi si colloca in una curiosa posizione intermedia tra le compatte e urbane, comprese le SUV, e le vetture di gamma alta, nel caso della Sportback le classiche A4 e A6 Avant, e le SUV di dimensioni maggiori. Dopo l’avventura di Walter De’ Silva, l’attuale direzione di design Audi ha tolto un po’ di classicità, sempre nel segno della «variazione» sul tema senza rivoluzioni, ma introducendo dettagli che costituiscono delle novità. Nella versione precedente, la A3 ha fatto da apripista per alcune soluzioni, che invece qui appaiono in parte già viste su alcuni modelli, anche se inedite in questa categoria.
L’impianto generale rimane praticamente lo stesso di prima, con alcune lievi varianti: la terza luce laterale lascia comunque spazio a un montante solido, il parabrezza è ad arco come da tradizione aerodinamica Audi, il cofano ancora più arrotondato per far spazio ad un frontale più basso, aerodinamico -ma anche sporgente, e il taglio del lunotto è inclinato, come nelle SUV coupé di casa, ma ricalcando la tradizione delle Avant storiche.
Per il frontale, si è scelta una soluzione intermedia tra tutte le varie recenti proposte Audi: il cofano non si appoggia sulla linea di cintura come nella A4, ma definisce la forma superiore dei sottili fari, sempre con il taglio obliquo nella direzione della mascherina e con la forma a L come nella versione restyling, attendendo anche i fori di areazione frontali sulle A3 sportive. I fari a matrice di LED a 15 diodi, disponibili nelle versioni al top di gamma, prevedono un’illuminazione progressiva, ma anche distribuita per creare delle firme originali: dei tratteggi (un po’ come le tipiche “unghiate” Peugeot) in alto, e una sorta di mappa di bit nella zona inferiore, il tutto capace anche di identificare il tipo di modello. Il single frame è un esagono molto allargato, come nelle più recenti Audi, e comprende una griglia a nido d’ape, con un vano targa e sensori con radar, mentre la zona inferiore dello scudo è sagomata in modo differente a seconda delle versioni, con inedite incorniciature nelle prese d’aria laterali. Come di consueto, ogni linea in un’Audi è assolutamente coerente con l’insieme, anche se l’effetto generale è di un arricchimento di linee e variazioni di superficie.
La fiancata presenta forse le novità più interessanti, perché un po’ diversa rispetto ad altre Audi: la linea di cintura, la nota «linea Tornado» di De’ Silva, è rimasta intatta, a differenza di A4 e A6, mentre sono stati allargati i parafanghi, consentendo carreggiate più ampie, anche qui con un legame con A4 e A6 (e in parte nuova A1), ma anche ricordando certe soluzioni sportive che hanno radici storiche ben note -pensiamo ad esempio alle Audi quattro. La fiancata, quindi, non è piatta, perché oltre ai parafanghi è stata aumentata la dimensione del taglio inferiore, dall’andamento a cuneo, che genera di fatto una concavità nelle portiere. L’effetto è quello di maggior movimento e «muscolosità», a fronte invece del padiglione aerodinamico classico e regolare, più simile alla semplicità Audi del passato.
La parte meno originale del complesso è invece la coda, perché la soluzione dei fari sempre più assottigliati, che delimitano il vano targa più rientrante, il lunotto inclinato e lo scudo importante e sagomato, sono elaborazioni di esperienze nate probabilmente proprio con la precedente A3, e sviluppate in altre Audi: si sottolinea l’accenno minimo di volume di coda, una caratteristica delle A3 con portellone fin dall’esordio, e il taglio dinamico del lunotto, sormontato da uno spoiler. L’unico aspetto diverso da altre Audi è la soluzione dei «tagli» della firma a LED: c’è comunque da aspettarsi qualche novità, visto che in questo settore lo sviluppo tecnologico è in continua evoluzione.
Alcune indicazioni sugli interni, al momento mostrati soltanto nella versione con cambio manuale, ma che prevedono anche il corto comando “shift by-wire» per le versioni automatiche. Sono sparite le rotondità, se non nella grafica della strumentazione, che però ormai è interamente digitale, come nelle Golf: gli schermi sono infatti due, davanti al volante e a centro plancia. Quindi, non più una perfetta e semplice «ala» con le bocchette circolari, simili ai motori d’aereo, e in stile TT: qui si ripete lo schema, già visto in altre Audi, di una plancia ricca di linee, piani differenziati e spigoli vivi, con una sorta di mensola principale per mettere in primo piano, al centro, il touch screen. Tutti i comandi, compresa la climatizzazione e le luci, sono a pulsante, mentre lo spazio per le bocchette del pilota è stato ricavato con due elementi in alto, sporgenti ed esagonali, in parte debitori di ricordi Lamborghini (e Bertone); le bocchette a destra stanno tra la parte superiore della plancia e la mensola sporgente, che, insieme alla cornice della zona del cambio, sono elementi decorativi variabili. Non mancano, come in altre Audi, le possibilità di variare le luci di ambiente a LED, che cambiano il carattere degli interni della vettura, mentre il pulsante del Drive select rimane più o meno al solito posto, nella fila di pulsanti sopra il cambio. Un insieme moderno e ben configurabile, che perde del tutto la semplicità del modello precedente, ma che guadagna in tecnologia e possibilità di configurazione e personalizzazione, evitando l’effetto preponderante del maxi schermo. Da segnalare anche i tessuti di rivestimento dei sedili, realizzati riciclando bottiglie di plastica. Per i motori, al momento ci saranno solo il 1.5 benzina da 150 CV e il TDI da 116 e 150 CV; poi arriveranno le altre versioni, compresa la S3 e, più avanti, la RS3.