Alfa Romeo Tonale, “la bellezza necessaria”
Metamorfosi è la parola che Alfa Romeo ha utilizzato per l’anteprima mondiale della nuova Tonale, SUV compatto inedito per la Casa del biscione, che presenta altre novità, come ad esempio i 5 anni di garanzia, o la prima ibrida plug-in della storia del marchio. Il design dell’Alfa Romeo Tonale non è una novità, perché anticipato dalla concept car, mostrata dal 2019 al Salone di Ginevra e in altre occasioni pubbliche, in gran parte documentate dal nostro sito.
Ovviamente la versione di serie è diversa dal prototipo, sia per l’adattamento alla piattaforma che per ragioni puramente costruttive. Tuttavia, rimangono inalterati alcuni principi, a cominciare dal concetto di “bellezza necessaria”, quindi funzionale, con l’eliminazione del superfluo, il numero ridotto di linee, l’impostazione dinamica dell’insieme, e anche diversi dettagli facilmente individuabili con un’analisi attenta. Il tutto cercando di unire al meglio la storia delle vetture Alfa Romeo, sempre all’avanguardia per quel che riguarda il design, e un corpo vettura moderno ma un po’ distante dalla tradizione storica del marchio, più “sport” che “utility”, e a rischio di assimilazione con le numerosissime concorrenti di questi ultimi anni. La Tonale arriva un po’ in ritardo, ma si esprime con un linguaggio ben definito.
Come indicato dai designer, il responsabile di marchio Alejandro Mesonero-Romanos e Alessandro Maccolini, l’esterno risulta nel complesso agile, pulito e dinamico, soprattutto grazie alla cosiddetta “GT Line”, la linea che scorre appena sotto la linea di cintura, tra fari anteriori e luci posteriori, che piega leggermente ad arco esattamente come nelle storiche Giulia GT di Bertone. Questa linea, oltre a ricordare idealmente il passato e a fornire con semplicità una forte idea di dinamismo, permette di separare un volume superiore piuttosto rastremato e una zona inferiore proporzionalmente molto più alta e “diritta” rispetto ad una coupé: per compensare questo, c’è una seconda linea quasi parallela alla GT Line sotto le maniglie, più una concavità inferiore che movimenta i volumi e crea effetti di chiaroscuro. La minigonna inferiore si ricollega poi agli ampi parafanghi bordati, caratteristica comune alla Stelvio, ma anche ad altre vetture della categoria; tipicamente Alfa, invece, sono i cerchi “a disco telefonico” da 17 a 20”, ridefiniti per esaltarne l’idea di leggerezza.
Il frontale riesce a conservare l’idea della concept, con le sottili luci orizzonali collegate all’ampio scudetto centrale, dalla cornice scura e a rilievo incastonato nello scudo paraurti; quest’ultimo ha un’ampia presa d’aria inferiore, affiancata da prese dinamiche laterali, circondata da una sporgenza che ricorda quasi gli storici “paraurti” spezzati. Il disegno articolato lascia uno spazio meno definito per la targa rispetto ad altre soluzioni Alfa Romeo simili, ma permette di dare allo scudetto centrale la massima importanza, sollevando i fari, e di definire un frontale “a freccia” con una zona superiore semplice e ben definita. Il trilobo classico ha due possibili letture: lo scudetto e l’incavo in alto che contiene i fari, oppure la ripartizione della presa inferiore, che al centro in basso contiene i sensori: a differenza della Stelvio, il triangolo centrale non spezza in due le prese d’aria inferiori. Ovviamente, è un forte elemento di design anche la firma luminosa “3+3”, ispirata a vetture come Brera, 159, SZ o Proteo, dai fari separati; qui gli elementi LED matrix adattivi sono incorniciati solo nella parte inferiore, e l’animazione si muove verso le estremità, come se una mano stesse disegnando un’onda con la luce.
Questo stesso disegno viene ricavato anche nelle luci posteriori, spezzate parzialmente dal lunotto, ma unite da un elemento centrale, anch’esso animato. Le luci sono alte e orizzontali, quasi a definire l’estremità di un terzo volume appena accennato; al centro c’è il logo, mentre la targa si trova in basso, sopra l’estrattore. Questa idea, unita ad un classico del design Alfa Romeo come il lunotto a punta (145, 147, Brera, 8C Competizione), consente di definire un montante sottile e molto rastremato, grazie al lunotto quasi ovoidale che comprende lo spoiler superiore, e ai finestrini laterali che piegano verso l’alto. La novità è che tutto questo è applicato non a una berlina o una coupé (pensiamo anche ai finestrini della MiTo), ma ad un SUV compatto: e forse era l’unico modo per accentuare visivamente la rastrematura del tetto, sollevando il finestrino nella parte inferiore, invece di creare una linea “fastback” -che avrebbe rubato spazio all’ampio bagagliaio, o ai posti posteriori.
Gli interni seguono la tradizione Alfa Romeo dell’abitacolo nel quale il guidatore è protagonista, con pochi elementi, e comandi molto ravvicinati, anche nella guida sportiva, mentre i semplici elementi centrali, compreso lo schermo sporgente, permettono la comunicazione con il passeggero; le bocchette circolari ai lati, di ispirazione aeronautica, completano le citazioni del passato, mentre il manettino del DNA è nel tunnel centrale, ma in posizione sollevata a sinistra. I designer hanno curato molto anche la strumentazione digitale, con lo schermo TFT da 12,3 pollici incastonato nel classico cannocchiale, ma soprattutto con la scelta della vista principale che ripropone gli strumenti circolari con i numeri radiali, e con le ultime cifre capovolte per una migliore lettura, come nelle storiche GT Junior o Giulia Super.
Tra gli altri dettagli, che conosceremo a partire dal lancio del prossimo 4 giugno, la lunghezza di 4,53 metri (10 in meno della Stelvio) e la presenza dei motori 1.5 hybrid da 130 o 160 CV e del 1.3 ibrido plug-in da 275 CV a trazione integrale, derivato da quello della Compass ma più evoluto anche come autonomia; più avanti arriverà il 1.6 diesel da 130 CV.